Neurologia
Psicologia
Per il paziente, al fine di contrastare il processo di declino cognitivo, attivare e mantenere le capacità cognitive residue e promuovere l’autonomia funzionale, è utile effettuare interventi di stimolazione cognitiva. Sono, infatti, numerose le evidenze scientifiche che ne dimostrano l’efficacia per prevenire il manifestarsi del deterioramento cognitivo, per mantenere stabile il deficit cognitivo e per migliorare il rendimento cognitivo.
Diversi studi in letteratura dimostrano che la stimolazione condotta in gruppo (4-6 persone) ha ulteriori vantaggi rispetto alla formazione individuale. In particolare, può motivare i membri del gruppo a mettere in pratica strategie efficaci (Saczynski et al., 2004) e consente di trarre conforto dalla condivisione delle loro preoccupazioni sulla memoria (Flynn e Storandt, 1990). L’integrazione sociale non solo aumenta la motivazione e incentiva la risoluzione dei problemi, ma aumenta anche l’autoefficacia (Bandura, 1989). Questa, a sua volta, produce effetti migliori e più duraturi sugli interventi cognitivi (Bandura, 1993; West et al., 2003). Il lavoro di stimolazione in gruppo influenza positivamente la cognizione, la percezione della qualità della vita e la sfera emotivo-relazionale.
I deficit cognitivi, le alterazioni affettivo-comportamentali e le difficoltà esperite nella vita quotidiana possono avere ripercussioni non solo per la qualità di vita del paziente, ma anche per quella del caregiver. Per affrontare la gestione del paziente al domicilio, comprendere e accettare la malattia, si può effettuare un percorso di supporto psicologico, volto anche all’individuazione o allo sviluppo di risorse per far fronte alle difficoltà esperite nel quotidiano lavoro di cura.